Crocchette vegane: ecco cosa ne pensiamo

Nel raggrupparsi di diverse fazioni alimentari che ha avuto il suo boom nei tardi anni Novanta, i nostri animali, in quanto nostri compagni di vita sono rimasti ovviamente coinvolti nella “guerra delle alimentazioni”. Come si risolve la contraddizione tra offrire al gatto alimenti con carne, e restare fedeli al non compiere crudeltà sugli animali? Quindi, crocchette vegane sì, o crocchette vegane no? Noi vogliamo provare a dare una risposta partendo da dati scientifici in merito a dentatura ed apparato digerente di carnivori ed erbivori, alla luce del fatto che la loro fisionomia definisce chiaramente le necessità e il tipo di alimentazione che l’organismo richiede.

Partiamo dalla dentatura, con un breve volo d’aquila, a livello informativo, sulle caratteristiche di tre differenti tipologie: carnivoro, onnivoro e erbivoro. Nella dentatura onnivora i denti sono molto diversificati tra loro per forma e funzione: gli incisivi si utilizzano come scalpello o tenaglie, per afferrare o tranciare il cibo, i canini vengono usati per lacerare o incidere, mentre premolari e molari servono per triturare, sminuzzare e frammentare.  Il principale elemento identificativo degli erbivori è l’assenza di canini sostituiti da uno spazio vuoto che viene usato per poter muovere più liberamente la lingua. Gli incisivi inferiori si usano per falciare l’erba, quelli superiori a volte possono anche mancare. I premolari e i molari hanno una forma più piatta rispetto a quelli dei carnivori, e sono dotati di una superficie seghettata fondamentale per masticare e macinare. Nei carnivori la musica cambia: tutta la dentatura è, pur avendo ogni tipo di dente la sua funzione, orientata in generale allo sminuzzare più che ruminare. A tutti gli effetti, i denti sono come un coltellino svizzero: gli incisivi funzionano come scalpello per tagliare o rodere, i canini servono ad afferrare, trattenere e strappare, i molari e i premolari per triturare e masticare. Nei felini sono presenti anche denti ferini per facilitare lo sminuzzamento del cibo. (Clicca sulle immagini per ingrandirle)

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denti erbivoro                         maiale

Esaminiamo per prime, in ordine, le dentature erbivore e onnivore. L’immagine a sinistra rappresenta quella di un cavallo, quella a destra quella di un suino. Tutto combacia: nel cavallo è evidente l’assenza dei canini, mentre nel suino i canini si mischiano a denti meno “a coltello” e meno affilati.

La categorizzazione del gatto è a questo punto automatica, come qualunque appassionato, avendo ammirato il proprio felino anche nello splendore dei suoi denti potrà dire. Ma per amore della dimostrazione scientifica, viene qui allegata la foto della dentatura di un gatto a confronto con quella del re dei carnivori: il leone.

denti-del-gatto                            denti leone

Se la comparazione non soddisfacesse alcuni tra i lettori, sarà sufficiente notare come i denti del gatto siano di gran lunga troppo “omogenei” per essere quelli di un onnivoro, e certamente la presenza di carnivori esclude l’ipotesi della dentatura di un erbivoro.

La nostra analisi procede quindi, come anticipato, con l’esame dei diversi apparati digerenti. Punto di partenza è un’immagine semplificata dell’apparato digerente del gatto.

apparato_digerente_gattoConsiderata la complessità dell’argomento, si è qui scelto di trattare questa parte principalmente a immagini dimostrative utili a un confronto che aiuti a “collocare” anche l’apparato digerente del gatto in una delle tre categorie.

stomaco erbivoro

suinoAppDig

E’ piuttosto evidente che il gatto non possiede né reticolo, né rumine, né abomaso, né omaso, pertanto è piuttosto facile, anche in questo caso, escludere la sua catalogazione come erbivoro. Qualche dubbio in più potrebbe esserci con l’esempio onnivoro, concretizzato nello specifico in questo caso con l’apparato di un maiale, dubbio che però si può dissolvere sia osservando le differenti strutture sia i diversi nomi degli intestini (piccolo e grande contro cieco e tenue).

 

simba

Di sopra, una rappresentazione grafica semplificata dell’apparato digerente di un carnivoro come potrebbe essere il leone. Il gatto vi ha in comune l’esofago, il colon e i due intestini (“large intestine” sta per “intestino grande” e “small intestine” per “intestino piccolo”).

La conclusione è ovvia: il gatto possiede la struttura fisica di un carnivoro, e come tale deve nutrirsi. Ogni struttura fisica richiede ovviamente determinati principi nutritivi, e nel caso del gatto è il caso di segnalare la taurina e l’arginina, due aminoacidi essenziali che si trovano soltanto nei tessuti animali. La taurina è essenziale per una corretta funzionalità cardiaca, per preservare la funzionalità della retina e per evitare problemi nella funzionalità riproduttiva di un gatto, mentre l’arginina regola il ciclo dell’urea e la sua carenza provoca spasmi muscolari, atassia, vomiti. La storia di Roger, il micino che per poco non perse la vista per una dieta vegana, è emblematica. I gatti sono inoltre in grado di metabolizzare le vitamine A e D, essenziali per loro salute, solo tramite la carne, mentre per loro i carboidrati sono inutili.

Alla luce delle considerazioni fatte, sorge spontanea la domanda: come può un’alimentazione di crocchette vegane e mangimi vegetali tenere in salute il nostro micio? Sia chiaro, coi nostri corpi di umani siamo liberi di fare ciò che più ci piace, ma è questione diversa piegare un’anatomia che parla chiaro. Significa fare deliberatamente del male ai nostri amici, semplicemente. Forse questo è uno dei casi in cui la contraddizione di cui si parla all’inizio articolo, è il caso sopravviva viva e forte.

Può essere utile la lettura di questo articolo.