Il gatto di Coraline, il romanzo fantasy di Neil Gaiman

Potete anche pensare a prima vista, che io sia matto come un cappellaio, eppure, a conti fatti, vi assicuro che un gatto deve avere in lista, TRE NOMI DIFFERENTI”, dichiara T.S.Elliot nella sua opera Il libro dei gatti tuttofare. Uno per l’uso di tutti i giorni, l’altro più nobile per la sua dignità e un terzo, da non rivelare a nessuno, mai. Non è però una visione con cui concorda tutto il popolo della produzione letteraria. Secondo Neil Gaiman, ad esempio, il gatto non ha bisogno di alcun nome. La ragione di questa affermazione è contenuta in uno dei suoi romanzi, e proprio il gatto di Coraline la dichiara.

Fonte: http://www.dankrall.com/

Dal romanzo è stato tratto un film di animazione, noto come Coraline e la porta magica. In entrambe le versioni della storia, sia quella letteraria che quella cinematografica, la titolare eroina è aiutata nella sua missione da un gatto nero. La trama, in breve, è questa: la piccola Coraline scopre una realtà parallela in cui sua madre è più accondiscendente e malleabile di quella “vera”, ma ha al contempo due bottoni al posto degli occhi. Ben presto la bambina si rende conto che si tratta di una creatura malvagia che rapisce i bambini seducendoli con promesse allettanti, e decide di fermarla una volta per tutte.

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Il gatto nero di cui parliamo ha un ruolo non indifferente nella storia, in quanto è l’unica creatura in grado di muoversi liberamente tra i due mondi, quello reale e quello da incubo in cui regna “l’altra madre”. Proprio per questo funge da guida per Coraline.

Cosa c’entrano allora i nomi dei gatti con questo? È il gatto stesso, quando incontra Coraline, a reagire così alla di lei presentazione.

– Come ti chiami? – Domandò Coraline al gatto. – Io sono Coraline. Okay? –
Il gatto sbadigliò lentamente e con attenzione, rivelando una bocca
e una lingua di un rosa sorprendente. – I gatti non hanno nome – disse.
– No? – chiese Coraline
– No. – Rispose il gatto. – Voi persone avete i nomi, e questo perché non sapete chi siete, noi lo sappiamo, perciò non ci servono nomi –

Così è come un bravissimo artista, Tony Illustrator, ha immaginato questo primo incontro tra il gatto di Coraline e la bambina.

Fonte: https://www.facebook.com/tonyillustrator/posts/862746193894829

Voi persone avete i nomi, e questo perché non sapete chi siete, noi lo sappiamo, perciò non ci servono nomi”. Si potrebbero fare diverse ipotesi sui vari livelli di profondità di questa frase: si potrebbe supporre, ad esempio, che se non si sa chi si è non si ha chiaro cosa si desidera. Ed è per questo che il gatto, al contrario di Coraline, non è suscettibile all’influenza dell’altra madre: perché sa chi è, ne è soddisfatto e lei non ha modi per tentarlo. O per arginarlo, appunto.

Il gatto di Coraline, dunque, potrebbe rappresentare uno stato di coscienza e consapevolezza che la bambina stessa non ha, e a cui anelano anche parecchi adulti. O forse è solo un omaggio all’aura di magia che circonda da sempre i gatti neri.