L’amore per i gatti di Eduardo De Filippo, e il suo legame con Pallina

“Mi ricordo che ogni tanto, in vacanza, magari al mare o in un bel giardino seduti al fresco, Eduardo mi diceva: come si sta bene qui, è tutto perfetto, ma per essere felice sai che cosa mi manca? un gatto, ci vorrebbe un gatto, da tenere in braccio, da toccare, da accarezzare”.

Queste che avete appena letto sono parole di Isabella Quarantotti De Filippo, terza moglie del noto drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo. E proprio la premessa potrebbe suggerirvi il tema di questo articolo: l’amore per i gatti di Eduardo De Filippo.

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“San Ferdinando Theatre in Naples, founded in 1790, destroyed in 1943, reconstructed in 1954 by Eduardo De Filippo, restored in 2005. Street Art by Jorit Agoch” by Carlo Raso is marked with CC PDM 1.0.

Il suo legame con i gatti ha radici profonde. Di felini domestici, De Filippo ne ha ospitati in casa oltre 30. E già solo quando era sposato con la prima moglie, Dorothy Pennington, ne aveva attorno ben 18. Un amore, questo, che ha ben trasmesso a Angelica Ippolito, figlia di Isabella e del primo marito, perché proprio lei ha portato a casa De Filippo Santarella, madre dell’amatissima gatta Pallina. Angelica strappò Santarella di mano a un gruppo di bambini che la stavano torturando, e sì, a chi conoscesse le opere del drammaturgo lo confermiamo: il nome deriva proprio dalla commedia La Santarella.

Eduardo de Filippo insieme a Pallina. Fonte foto: https://www.facebook.com/EduardoDeFilippoLarteDellaCommedia

Pallina, figlia di Santarella, e Eduardo si sono subito affezionati l’uno all’altra. Lei gli si accovacciava sulla testa, e lui le cucinava gli spaghetti con burro e parmigiano. Non solo. Quando lui si allontanava da casa, lei ne attendeva il ritorno in giardino, sempre sullo stesso gradino, e quando lui rientrava lei gli saltava in braccio e… parlavano.

“Lui faceva le domande sei contenta di rivedermi? ti hanno trattato bene? hai fame, hai sonno? e lei rispondeva. Cioè, lo fissava negli occhi con quel modo che hanno i gatti, e che è un modo di parlare. E ogni tanto miagolava. Un miagolio lo so che è ridicolo dirlo che suonava non come un miao, ma come un ué. Sì, ué: sembrava che parlasse napoletano.”

Persino la sofferenza, sostiene Isabella De Filippo, hanno condiviso. Quando Eduardo morì, lontano da casa e lontano da Pallina, lei nella stessa identica ora “si disperò, cadde come in preda a un furore, a miagolii terribili, a un deliquio”.

Eduardo insieme a uno dei suoi gatti. Fonte foto: https://www.facebook.com/EduardoDeFilippoLarteDellaCommedia

L’amore per i gatti di Eduardo De Filippo nasceva, soprattutto, da una comprensione profonda del loro essere, come testimonia la sua poesia ‘A gatta d’ ‘o palazzo. Scritta durante la stesura di Filumena Marturano, pare che gli abbia fornito una chiave di lettura importante del personaggio.

Trase p’ ‘a porta,
pè nu fenestiello,
pè na fenesta, si t’ ‘a scuorde aperta,
quanno meno t’ ‘aspiette.

Pè copp’ ‘e titte,
da na loggia a n’ata,
se ruciulèa pè dint’ ‘a cemmenera.
E manco te n’adduone
quann’è trasuta:
Pè copp’ ‘o cornicione
plòffete!, int’ ‘o balcone,
e fa colazione
dint’ ‘a cucina toia.

È ‘a gatta d’ ‘o palazzo.
Padrone nun ne tene.
Nunn’ è c ‘ ‘a vonno male,
ma essa ‘o ssape
che manc’ ‘a vonno bene.
Te guarda cu dduie uocchie speretate:
lèsa.
N’ha avute scarpe appresso e ssecutate.
È mariola!
Ma ‘a povera bestiella, c’adda fa?
È maríola pecché vò mangià.
È mariola…
Chest’ ‘o ddíce a’ ggente;
ma i’ nun ce credo, pecché, tiene mente:
tu lasse int’ ‘a cucina, che ssaccio…
nu saciccio.

Làsselo arravugliato
dint’ a na bella carta ‘e mille lire.
Tuorne ‘a matina:
‘a mille lire ‘a truove, che te crire?
Nzevata. Ma sta llà.

Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, così Filumena non mira al denaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli.

Ma soprattutto, se pure la randagia è ladra, lo è per necessità. Come scritto nella poesia, “è ladra perché vuole mangiare”. E del resto, “ne ha avute di scarpe addosso e di inseguimenti”. Come potrebbe fidarsi di mani umane?

Non solo. Leggenda narra che, in un’occasione in cui Eduardo aveva difficoltà a proseguire nella scrittura, una gatta gli entrò dalla finestra, di notte, e gli andò a dormire sulla scrivania, sopra i fogli, trasmettendogli l’ ispirazione che gli mancava.

L’amore per i gatti di Eduardo De Filippo, dunque, è affetto vero e proprio, rispetto, consapevolezza e anche una dose di quella magia che, da sempre, lega scrittori e gatti.