Il tar boccia il ricorso delle aziende farmaceutiche sull’uso di farmaci umani in veterinaria

C’era da aspettarselo, il ricorso al Tar delle aziende farmaceutiche sull’uso dei farmaci umani in veterinaria. Dopotutto, quello che si traduce come un significativo vantaggio economico per il consumatore pesa sulle casse delle aziende produttrici dei prodotti in questo modo “penalizzati”.

Facciamo un passo indietro, per inquadrare meglio la questione. La legge di bilancio 2021, datata 22 dicembre 2020, contiene all’emendamento 81.01 una novità importante per la medicina veterinaria: la possibilità di  prescrivere i farmaci bioequivalenti per uso umano, a condizione che essi abbiano lo stesso principio attivo del farmaco veterinario previsto per il trattamento dell’affezione.

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La norma è diventata attiva in tempi relativamente recenti, vale a dire il 22 maggio.

E appunto, il ricorso previsto è arrivato. È stato presentato a opera della Aisa-Federchimica, acronimo di “Associazione nazionale imprese salute animale”.

Così come la LAV ha lavorato, al tempo della scrittura dell’emendamento, perché venisse approvato, anche in questo caso si è attivata affinché il risultato raggiunto non venisse vanificato. E alla fine, il ricorso delle aziende farmaceutiche sull’uso di farmaci umani in veterinaria.

Ilaria Innocenti, Responsabile nazionale della Lav animali familiari, ha commentato in questo modo il successo dell’operazione, come riportato da “LaStampa.it”:

Il Ministro della Salute Speranza, tanto più alla luce della crisi economica delle famiglie causata dalla pandemia aveva voluto questo Decreto come riconoscimento della valenza sociale e affettiva, per qualunque persona e famiglia, di poter vivere con un animale tanto più come auguriamo noi, salvato e adottato. Il Tar ha fra l’altro affermato nella sua decisione che nel bilanciamento degli interessi contrapposti, quelli azionati dalle industrie paiono essere senz’altro recessivi rispetto alla necessità di garantire, anche nelle particolari situazioni descritte dal decreto, la salute degli animali e, di conseguenza, la salute pubblica.

È un risultato importante, pressoché storico. Tuttavia, non bisogna adagiarsi sugli allori: la strada per rendere le leggi e la società amiche dei nostri animali è ancora lunga.